giovedì 28 luglio 2011

Alzati, e balla.

 ...continua l'"A m'arcord":  ei fu il 7 ottobre quando andò in diretta la prima puntata.
In differita dall'Auditorium di Piazza Municipio, per una sera Gran teatro invece che aula di consiglio, a grande richiesta dopo il successo del "Circo", ecco a voi il musical "Vouler vous danzer?"
Attori protagonisti, e non, i consiglieri comunali. Di maggioranza e opposizione. 
Si ricorda ai gentili spettatori che gli spettacoli non sono a pagamento, visto che per averli votati, già pagate caro tutti i giorni. 
Il balletto prima del riposino



Oltre il mondo delle parole, ci sono i fatti. Così come oltre gli “scatti scaccia pennica", c'era un mondo, in bianco e nero. Non a colori. Che la politica aveva smesso di guardare, di ascoltare e chiamare per nome: persone, non numeri. In penombra, dietro l'Azienda Speciale, l'ente strumentale di cui il Comune si è dotato per gestire il sociale, c'erano delle persone. E un disagio, da colmare. Ma se l'immondizia “puzza”, si vede quando staziona uno, due, tre giorni per strada; un anziano solo, senza assistenza; un bambino con un handicap da scontare tutti i giorni a scuola, a casa, in strada, al parco sempre e tutto in famiglia, una madre senza bonus, ma solo con il suo bebè invece no: invisibili. Che non hanno voce, in nessun capitolo di bilancio. E che per aver ragione di un diritto hanno atteso un anno e più: di sole parole. Inutili le attese, disattese le promesse, di avere anche solo delle spiegazioni. Che non arriveranno mai. Da “una politica che è solo far carriera”. É allora che sono nati gli “scatti scaccia pennica”, dopo tre sedute di consiglio comunale di cui l'ultima durata dieci ore, le parole saranno pure importanti, ma sentivo che non sarebbero bastate a raccontare i diritti negati. Forse ero io ad averle finite. O piuttosto “la fotografia è uno strumento – almeno per Emmet Gowin – per occuparsi di cose che tutti conoscono, ma alle quali non badano”. 

The end

 

                                                                    .R


mercoledì 27 luglio 2011

"A m' arcord" ?*

Ore 15.00 di un mercoledì di novembre, precisamente il 17 novembre 2010, telefonata di redazione:

Che abbiamo oggi?”
Dieci ore di consiglio comunale”.
Quante? E tu che diavolo sei stata a fare dieci ore... ma poi per fare che dieci ore?”
In pratica nulla: bla, bla, bla... Ma è questo il bello, da scrivere no? Ho anche le foto”.
E certo, ma apre Sabaudia: niente foto. Fai 2000 battute, va bene? E la prossima volta, mi fai il piacere di andare a dormire”.
Va be'”. 

La sintesi, a parole

Un paio di giorni dopo tramite mail, di redazione:

So che non avremo mai lo spazio per pubblicarle tutte, ma volevo farti sapere che non mi lamento affatto delle ore di sonno perse dietro i "pazzi da legare". Anzi. Mi diverto da pazzi. Guarda tu stessa. Passo e chiudo”. 

                                                                                                                .R 

*"A m'arcord" la prima puntata? Eccome, se "mi ricordo" ... in dialetto romagnolo. E se fosse un racconto per immagini, sarebbe "Amarcord" dal titolo di uno dei film di Federico Fellini, quello più autobiografico. Se invece fossero degli scatti, sarebbero Scatti scaccia "pennica". Che poi hanno trovato spazio, non sul Territorio, ma sul Tam, la rivista a colori del lunedì.

Memo: Quando le parole non bastano a raccontare e la noia prende il sopravvento, un uomo solo vi salverà. Meno male che Nardi c'è. 






                                                                        "Non c'è photoshop o editing che possa modificare il colore delle cose". 
                                                                       (Cosa resta, Africa Unite)

                                                                                                         to be continued... 

martedì 26 luglio 2011

"Vai Nik!" ... il telegatto si avvicina!!!


Un buco per gioco: tic, tac, tic, tac...quante trappole per arrivare a trovare la chiave, di lettura
. Al sicuro, il bottino
Cari ragazzi, bentrovati! Prendete posto in fretta che oggi ci aspetta un gran lavoro, l'argomento è ostico. Di vitale importanza, direi. Cosa sono quelle facce strane? Di disappunto, quasi. Non c'è da stupirsi se siamo già a questo punto, in soli due mesi, ma prima di passare al secondo livello, non potevano non affrontare il cuore del programma. Vi chiedo, quindi, la massima attenzione e disponibilità. Se è necessario chiedete pure, spiegazioni quante ne volete. É inutile fingere di aver imparato la lezione, pensando di copiare il compagno di banco: quello, spesso e volentieri, ne sa meno di voi, quando non scalda la sedia. Studiate, con impegno e serietà. Domande? Bene, se siamo tutti d'accordo, iniziamo. Altrimenti andiamo tutti a casa che non è aria.
Ecco, forse è meglio” si sente in sottofondo.
Qualcuno forse ha detto qualcosa?”. Solo il silenzio come risposta.
Eppure mi sembrava di aver sentito una voce...Dai su, iniziamo”.
Lesson n° 5, number Five: “Go home”, detta anche verifica di maggioranza. (Di già? Ma forse intendeva spiegare i motivi per cui da Roma è tornato a casa. No, siamo al primo di tanti ultimatum che se si dividono sul niente, le commissioni, figurati sul da farsi. Alzi la mano chi ha pensato che se stiamo come stiamo era tutta colpa solo e sempre di Nardi? Che se fosse stato solo un problema di parlare la stessa lingua, sarebbe bastato un corso intensivo; se fosse stato invece solo un problema di comunicazione, sarebbero bastate due righe al giorno, una conferenza ogni tanto condita con qualche replica a puntino, e il gioco era fatto. Quando non è questione solo di forma, ma di sostanza, il gioco è bello quando dura poco. La ricreazione è finita: è, anzi sarebbe ora di tornare in aula. Che il corso sta per iniziare. O sventolare bandiera bianca.

Iscrizioni: C'è tempo fino alla fine del mandato del Sindaco che resterà in carica 5 anni, se non ammaina la bandiera prima del tempo.
Si ricorda ai partecipanti che il costo è interamente a carico del cittadino, il quale non può ricordarsi 15 giorni prima di andare a votare, quando va bene, se non un attimo prima di entrare in cabina dopo un rapido sguardo a liste e candidati per sapere cosa succede in città. Perché se ti limiti a “Barra il simbolo e scrivi...” affidandoti ad una monetina, al caso o all'amico di turno, poi di che ti lamenti. 

Di seguito troverete il riassunto delle puntate precedenti. Anzi, il Riepilogo delle lezioni precedenti:
Lesson n° 1 One: l'Energy manager*, scopri insieme al Sindaco il potere del cambiamento.
E che è la versione aggiornata del “City manager”?
Uhm, non ci prezzano”.
Ignoranti tutti e due: è la bibita del Sindaco, l'energy power”.

Lesson n° 2, number Two: la “Mission”, scopri come partecipare all'avventura collettiva di salvare una nave alla deriva.
Seh, impossibile”.
Non assomiglia per niente a quello, l'attore... come si chiama Cruise”.
Caso mai, impossible!”
Ma come parla questo?!”

Lesson n° 3, number Three: il Business point e l'E-commerce (per i comuni mortali sportello informativo per le imprese) scopri come salvare la piccola e media impresa dalla crisi
Era proprio quello che ci voleva”.
Perché non c'abbiamo pensato prima: sai che effetto, se invece di esporre il cartello “CHIUSO”, non il giorno X per riposo settimanale, ma per sempre che la crisi si sente, scriviamo “CLOSED”.
Pure voi però: e quello no, e quell'altro no, non ve ne va bene una”.

Lesson n° 4, number Four: il Fund - raising (comunemente detto raccolta fondi) scopri come salvare capre e cavoli 
Uhm, dove sta la fregatura?”
L'anno scorso la storia dei parcheggi, a pagamento. Quest'anno fanno i filantropi!”
Che fanno?”.
I filantropi sono delle persone generose che fanno attività di beneficenza”.
Sarà, gira che ti rigira bussano sempre a quattrini”. 

                                                                            .R

*Per i dialoghi a fine di ogni lezione si ringraziano due amici al bancone del bar intenti nella lettura dei giornali di buon mattino, mentre aspettano il caffè. Fanno finta di aspettare un caffè che non ordineranno mai. 



 Sembra ieri che, quando non si parlavano addosso, gli alunni al decimo anno fuori corso( Nardi & Co.) non parlavano mai la stessa lingua: l'italiano, un illustre sconosciuto. A guardarli ora, a sentirli viene da pensare che sia passato un secolo. Volenterosi e armati di buona volontà, si applicano, ma il cambiamento non fa rima con rinnovamento. É presto, si dirà. Ci vuol pazienza per veder i progressi della nuova classe, dirigente si spera. Il Nuovo Corso darà i suoi frutti, prima o poi. In attesa, rischia di togliere spettatori alla “pay for view” per eccellenza, Sky. Tutta colpa del nuovo corso che in breve tempo ha conquistato grandi e piccini, giorno dopo giorno, avventura dopo avventura, debito fuori bilancio dopo debito fuori bilancio. Una scommessa al buio puntare sul programma, un vero azzardo da parte dei vertici della casa di produzione. Eppure “L'Inglese per tutti: una nuova lingua in Comune” funziona. Eccome, se siamo solo alla quinta puntata e il titolo è, di già, “Go home”. Sulla falsa riga di “Vai Diego! - alla scoperta degli animali e dell'Inglese” , anche “Vai Nik! - alla scoperta del buco di bilancio e dell'Inglese” sbanca in termini di pubblico, meno di consensi tanto meno di incassi: la cassa, in termini di bilancio, piange e si dispera. Così come “Diego Marquez” armato di “ Click”, metà computer e metà radar, affronta la giungla per salvare un animale in pericolo, così il nostro eroe armato di buone intenzioni ogni mattina sale le scale del Comune nel disperato tentativo di evitare la bancarotta o dissesto, per andare alla ricerca di “una pezza” per coprire il buco: non c'è giorno che non salti fuori "un debito fuori bilancio" da salvare, dall'oblio. Ma se Diego ha un sacco di amici, da Dora l'Esploratrice a Baby Giaguaro, animati tutti dallo stesso spirito: salvare gli animali in pericolo, Nik invece affronta le insidie da solo, senza amici, in compagnia di tanti “Fratelli Bobo”, le due scimmiette cappuccine (vedi "Vai Diego!) che con la faccia innocente nascondono cattive intenzioni, si divertono infatti a creare guai, confusione e distruzione per il Comune, la giungla. Se non bastasse, mentre insieme a Diego, i bimbi imparano una nuova lingua, il nostro Nik, per quanto si sforzi di trovare una lingua (in )Comune, i “Fratelli Bobo” capiscono solo la stessa di sempre: se io ti do una cosa a te, tu a me che mi dai? E l'Inglese per tutti? Seh, è “l'impegno per cui ci impegniamo” domani. Non prima di aver capito la differenza tra installazione (di un'opera d'arte, for example), installamento (??? o n.p.) e insediamento, la parola giusta da usare il giorno dell'insediamento della nuova giunta. Checché ne dica “il gentil sesso”, non è frutto della mia immaginazione. Magari. É che la realtà supera di gran lunga la fantasia. Altro che una nuova lingua, per capire la politica di oggi ci vogliono i sottotitoli. Che il Comune è sempre stato bilingue, nel senso che hanno sempre detto una cosa per poi farne un'altra, almeno.
 

lunedì 25 luglio 2011

"Maronna mia hai fatto la grazia". "No, il pieno...ne!"

Evviva, Evviva... una folla di fedeli è accorsa da ogni parte del mondo per assistere alla processione, “dei Sindaci” (da coniugare però al singolare che non è più tempo di elezioni, avviso per i lettori). Al seguito anche i Re Magi. Ma a mani vuote: nè ora, né incenso e tanto meno mirra hanno portato. Eppure numeri alla mano, che continuano a dare nonostante non ci sia un conto che torni, è stato un successone: Maronna mia. É proprio il caso di dire che la Madonna fa il pieno...ne. Per quest'anno. E mette a tacere le polemiche...
Ei fu il 20 luglio 2010: le polemiche del giorno dopo

Ei fu che il 30 luglio 2010 trovarono il capro espiatorio: un Circo da spostare

Ei fu che il 31 luglio 2010 iniziò la guerra, di logorio

Ei fu che di questi tempi, l'anno scorso, la Festa del mare fece sì il pieno, ma di polemiche. In tilt, andò il traffico. Quest'anno solo il cervellone tanto da rendere impossibile stilare un bilancio, se non attendibile almeno verosimile. Polemiche ad oltranza, come le discussioni sul da farsi: rimuovere uomini o macchine? Si optò per gli uomini, l'anno scorso. I cui strascichi riempiranno l'Estate terracinese fino a settembre inoltrato tra sequestri, sigilli e ancora sigilli. E i cui effetti si faranno sentire ben oltre l'Estate, una dolce brezza primaverile libera la maggioranza Nardi di un pezzo da novanta. Anzi, da mille e una incompatibilità. Una battuta d'arresto che segna irrimediabilmente la campagna elettoral-televisiva ormai alle porte. Questo quando c'era l'autarchia*, e il Comune, barricato all'interno perché isolato all'esterno, bastava a se stesso: godeva cioè di ampia autonomia economica e giuridica. Oggi che il Comune ha riscoperto il valore di appartenenza ad una comunità, oltre alla filiera, fa il pieno..ne. Ma diamo i numeri di un successo di tutti, pieno e autarchico: eccellente il controllo del territorio da parte delle forze dell'ordine tanto da riuscire nell'impresa di accogliere 250 mila unità in due giorni di festa. E pensare che a Genova, era il 20 luglio 2001, giusti giusti dieci anni fa, il movimento "no global" portò 300 mila persone e non ci stavano, così li hanno ammassati tutti e messi al sicuro "al fresco" tanto faceva caldo. Ed erano persone, non unità. Delle due l'una: o i numeri li abbiamo dati allora, nel 2001 a Genova, o oggi, a Terracina nel 2011.  (Nel)La seconda che hai detto...  c'era talmente tanta confusione che hanno sbagliato i conti. "Ma i conti li fa il software, mica li fanno a mano", mi suggeriscono dall'alto. Allora il software è autarchico*, gode cioè di ampia autonomia.

                                                                                    .R 

* Autarchia, dal greco autàrkeia “il bastare a se stesso”; Autarchico, da autarchia che "gode di ampia autonomia" in parole povere. Oppure dotato di autarchiac amministrativa, cioè della capacità degli enti pubblici di amministrare i propri interessi in modo autonomo(cit, lo Zingarelli 2009). Si conclude così la prima puntata delle "Parole sono importanti". A seguire "L'inglese per tutti", lesson number Fifteen.



giovedì 21 luglio 2011

La volta buona, forse

Rita Alla


Il giorno della Prima
Tutti in piedi, entra la corte. No, il Sindaco e la giunta Procaccini. “Applausi”, a scena aperta. E un pubblico delle grandi occasioni assiste alla Prima uscita ufficiale: solo posti in piedi. Gli unici posti a sedere rimasti, esauriti platea e balconata, sono le poltrone, di casa. Che la seduta di consiglio la danno in diretta con commento prima, durante e dopo incluso nel pacchetto. Orologio alla mano, di marca svizzera segno dei tempi che cambiano, inizia con solo qualche minuto di ritardo, anche se in ritardo di qualche anno: dieci anni, per la precisione. Parte, per forza di cose che lo si dica o no, che lo si ammetta o meno, dal 2001, dalla sconfitta, al ballottaggio, del giudice Procaccini (il Padre), la vittoria di Nicola Procaccini: una lunga rincorsa. Una (ri)vincita costruita nel tempo, a mente fredda, senza lasciare nulla al caso. Programmato per vincere. No, nato con la camicia, bianca: una divisa, il segno distintivo. Due le occasioni perse, il 2001 e il blitz del 2006 strenuo tentativo di cambiare in corsa il cavallo da corsa. Anche allora Stefano Nardi la spuntò. La volta buona, il 2011: vietato sbagliare. Facile, fin troppo ovvio, che nel Nardi vs Procaccini del 2001 risieda la Madre, è proprio il caso di dire, di tutte le ragioni di una vittoria che vale una vita, di una famiglia. Se della città, se per la città, si vedrà. Quasi una “mission” da compiere: la Rinascita della città, dopo gli anni bui... 2001-2011: odissea nello spazio. Ora "si torna casa". Del resto la storia è maestra di vita: dopo il Medioevo, viene il Rinascimento, terracinese s'intende. E speriamo che, dopo la generazione dei Giotto, quello dell'O per capirci, che nella versione terracinese è diventata “la generazione di quelli che non sapevano fare nemmeno la O con il bicchiere”, i Leonardo e Donatello, Michelangelo e Raffello, Botticelli e Beato Angelico, etc.. si mettano d'impegno, e superino le prove. Di un percorso in salita, a metà tra una corsa ad ostacoli e un salto nel buio: no, non siamo a giochi senza frontiere. Ma a Terraci...landia, dove "niente, ma proprio niente, è come appare". Via, si parte e che la Madonna ci accompagni. 
“Mammo', tu di sto passo rischi la scomunica”, mi fa notare l'inguaribile guastafeste. Al che, visto che l'idea non è venuta a me, gli suggerisco una lettura, dal Blog del Sindaco: la Sacra Bibbia on-line in presa diretta dal Comune. Invece dei versetti, la ricerca è per comunicati e conferenze, stampa. Ma anche questa, come l'altra di Bibbia, è divisa in due libri: l'Antico testamento o Vecchia alleanza, prima della venuta del Figlio del Padre, e il Nuovo testamento o Nuova alleanza, dopo l'avvento del Figlio di Maria. Cicli e ricicli, più che corsi e ricorsi storici. Fatto sta che si respira un'area nuova, quasi un “vento nuovo”. L'hanno detto anche in televisione che si fa la rivoluzione, dolce però. Al che, l'opposizione si è messa tranquilla: se è la stessa che teorizzava Veltroni nel 2008, è un fuoco di paglia. Chiedete al Pd, se sono andati lontano. “Sì, lo so – risponderei al rimprovero del prof. dai banchi, se stessimo a scuola - sto andando fuori tema." Solo ai consigliere è permesso andare a ruota libera: chiamasi licenza poe(li)tica, quella cosa che ti consente quando stai parlando del nulla, che vuoi che ti dica uno il primo giorno di scuola se non programmi?, di parlare d'altro, a casaccio. Un po' come sparare nel mucchio, a chi tocca s'arroscia. Si salvi chi può, nessuno escluso: il bersaglio è mobile. Che cambiare idea è sintomo di intelligenza, mica d'altro. E se poi tutti sanno che “qualcuno era comunista”, veramente più di qualcuno era qualcos'altro, il QI (test quoziente intellettivo) raggiunge le stelle, dalle stalle alle stelle e viceversa . Che, mentre in aula fa l'ingresso ufficiale il bon ton, insieme all'arcobaleno di cravatte, i consiglieri vestiti di tutto punto si sforzano di parlare una nuova lingua: l'Inglese. Abbiamo un Gap da colmare, pure in fretta: “l'altra metà del cielo” presente tra il pubblico, le cosi dette “quote rosa” sulla bocca di tutti, non aspetta. E si avvia all'uscita, stanca di “parole, parole, parole, parole tra voi”. Una boccata d'aria fresca è quel che ci vuole. Il finale lo scriverà qualcun altro. Che "questo paese è troppo bello per andare via, speriamo bene... ”, sussurra il padre ad Ingrid andando via.

I piccoli dettagli
Ei fu il 18 giugno 2011 e se c'era il trucco, il giorno della prima non si vedeva. A fare la differenza, solo "piccoli dettagli”: un divano, due fiori e la sala d'attesa è servita; dove prima si fumava tanto... di cartello di divieto di fumo, attivo e passivo; una piantina del Comune (la guardo e la riguardo, non riesco a smettere: un colpo di fulmine) in caso di fuga, di notizie; un computer in aula e in prima fila la stampa; al posto di un Sindaco assente, un Sindaco presente, non solo a se stesso: fermo sul posto, carta e penna alla mano scrive, ascolta in silenzio e ribatte punto su punto, in replica. Eh già, “gli piace pensare di essere misurato sulle cose”, fatte e non dette. E quando inizierà non a dirle, ma a farle le cose, “le piccole cose”, troverà l'opposizione. Perché “bisogna che ci ricordiamo che questo impegno non è solo a fare grandi cose (e facciamole certo, se c'è possibile) ma è anche fare quotidianamente le piccole cose”*, quelle piccole cose che fanno la differenza tra il dire e il fare, tra il prima e il dopo. Ed in quel preciso momento, quando scatta l'applauso che "non volevi prendere", capirai che "il meglio deve ancora venire".

*Vittorio Bachelet, La fatica di tirare la carretta 

P.s. Strano a dirsi, non una lacrima, nemmeno di tristezza figurarsi di gioia, rigava il mio viso. Del pianto amaro non c'è traccia. Anzi. La fine di un incubo. Fuori di qui, da qui. Un sollievo non ritornare sui miei passi, affrettati. Di Notte, specialmente. Alla luce del sole, e non se ne parla più.

                                                                                                                .R

martedì 19 luglio 2011

Tana libera tutti: sotto a chi tocca.

Era il 20 settembre del 2010, quando l'assise dopo la lunga pausa estiva tornava a riunirsi. 20 i punti all'ordine del giorno di quella seduta, ma solo al punto 8 (Ratifica deliberazione d'urgenza della G.C. n. 512 del 22.07.2010: "Variazioni – Bilancio di previsione per l'esercizio finanziario 2010 e Bilancio pluriennale 2010 – 2012"), preceduto dalla presa d'atto della fuoriuscita dal gruppo PDL del consigliere comunale Villani Domenico e dell'adesione al gruppo Misto, il consiglio entra nel vivo : e gli animi si surriscaldano. Ad innescare la miccia il servizio di “Guardia Medica Turistica”, una delle “maggiori spese” , che l'allora Sindaco “non avrebbe nemmeno voluto fare”...


Mentre oggi, per modo di dire, non solo si merita "la conferenza stampa" , recentemente tornate di moda e già passate di moda*, diventa un'esigenza fondamentale. Come cambiano  in fretta le cose... alcune. Certe invece no: i debiti fuori bilancio, di cui oggi come ieri non v'è certezza. Come del domani. Almeno finché  "i debiti fuori bilancio" non la smettono di giocare a nascondino che sarebbe ora. A.A.A. cercasi chi li acchiappa prima che qualcuno faccia "tana libera tutti".


                                                                             .R

* Una, due, tre, ma poi basta... pesante. Si vincesse almeno qualcosa, che ne sò:  arrivate a tre conferenze stampa, una domanda non di moda, come una cravatta che non metti più perché scomoda. O almeno una curios...ità. Del tipo: quante camicie bianche ci sono nel guardaroba del Sindaco? Perdindirindina quando niente, e quando troppo: ma una via di mezzo tra il prima(Nardi) e il dopo(Procaccini), tra il dire(gli annunci) e il fare(...tornare i conti in senso lato, so naturally) no? Quando sarebbe cosa buona e giusta. Anche perchè i lanci a volte ritornano, a bomba: effetto boomerang. Tu la lanci, la palla, talmente lontano, e talmente grossa, che quella, la palla, ritorna e finisce in rete, nella tua di porta però. E non è Gooooooool, ma AUTOGOOL!!!  

oStrega, era lu lu... lunedì !!!

Era un lunedì, precisamente il 6 dicembre 2010, quando, all'Istituto comprensivo Scuola dell'Infanzia di Borgo Hermada, venne Antonio Pennacchi. L'incontro con l'autore di “Canale Mussolini”, Premio Strega 2010, organizzato dalla F.I.D.A.P.A. Sezione di Terracina in collaborazione con la Libreria BooKart, creò in città non poche polemiche, “ad arte”, mentre in un altro paese la vita seguiva il naturale corso. Come  è andata a finire? ... continua a leggere. 
Ei fu il 6 dicembre 2010



Che spirava sì un vento, ma “nuovo”, non di secessione: sarà il Borgo infatti a regalare la vittoria alla coalizione di centro destra al primo turno; e, al ballottaggio, ad eleggere Nicola Procaccini Sindaco di Terracina che dietro, in termini di voti, a Sciscione in gran parte della città, arrivato al Borgo pareggia i conti fino al sorpasso decisivo. Una vittoria di misura si dirà, ma quando a gareggiare sono due, solo in due, il secondo arriva ultimo.


                                                                                                                                     .R

lunedì 18 luglio 2011

... SETTEte!!!


E’ scritto anche nella Bibbia. Non mi credete? Leggete un pò Esodo 20:8-11 (TILC):

Ricordati di consacrarmi il giorno“X”: hai sei giorni per fare ogni tuo lavoro; ma il settimo giorno è il giorno “X” consacrato al Signore, tuo Dio: in esso non farai nessun lavoro: né tu, né tuo figlio/a... neppure il forestiero che abita presso di te(e chi è?)”. E farai così perché io, il Signore, ho fatto in sei giorni il cielo, la terra e il mare e tutto quel che contengono, ma poi mi sono riposato il settimo giorno; per questo ho benedetto il giorno “X” e voglio che sia consacrato a me.”
Dunque: come lui si riposò il settimo giorno, anche Il punto Erre rimarrà chiuso per riposo settimanale, il lunedì però. Che la disputa teologica sul giorno da dedicare(GLI) al riposo non è ancora finita: c'è chi santifica il sabato e chi invece la domenica, e chi, per non far dispiacere nessuno,  tutti e due.
Ostrega, è lunedì!!! Io vado al mare...



                                                                 .R

sabato 16 luglio 2011

Evviva, evviva...che (era bella la) Madonn' * !

Rita Alla
Ei fu il 19 luglio 2010: "Ma do'  Pienzeme mo"
C'era una volta la Festa del Mare... perché era arrivato finalmente il momento di cambiare. Ma “il meglio doveva ancora venire”. Ciao, bella ciao al “Mare di Suoni”, ai segni sui muri. Stai a Terracina se la storia finisce prima di iniziare. Che era Sediziosa, la Musica. Non vale la pena star qui a raccontare una storia di tanto, tanto tempo fa quando ci vedevo doppio io, o era tutto doppio. Poi la ritrovata unità, "nel nome della Madre, del Figlio e dello Spirito santo..." , risveglia  il senso di una Festa, vissuta "in religioso silenzio" con gli occhi fissi su di lei, una ed una sola,. Il contorno? Sottotono, ma quale frastuono. Un pezzo là, un pezzo qua e abracadabra il gioco è fatto: "per quest'anno non cambiare: stessa spiaggia, stesso mare...”. Fatta salva la forma, senza la sostanza.  "E vissero tutti felici e (s)contenti”: contenti voi. Quasi, quasi era meglio solo la processione... dei Sindaci. Che quando la musica cambia perché i precedenti pesano, "l'appartenenza" non la ritrovi in una Festa “homemade” (Lesson number... ho perso il conto troppe le lezioni del"L'Inglese in Comune, a gratis” ... che prima o poi si meriterà un post, per fare il punto prima dell'esame,finale), ma nelle radici ca' tieni. Il tempo delle Vele a passeggio per la città( e pure dei comitati elettorali) è finito, da un pezzo. 

P.S. " Mammo', sì sempe tu? Ma davvero avevi creduto "che questa maledetta notte doveva pur finire?", mi giro e mi ritrovo faccia a faccia con l'inguaribile guastafeste,. Che fosse lui a parlare, non avevo dubbi. Però lo lascio parlare, continuo a guardare i fuochi.

                                                                          .R



* Potete anche non crederci resta il fatto che sono andata a scuola dalle Orsoline, controvoglia ma ci sono andata.

                                                                            .r*

Falla girare, la musica ribelle

Rita Alla

Blu writer
«E ho guardato la televisione, e mi è venuta come l'impressione che (i 5 Sindaci degli ultimi 30 anni per ripensare in Tv Terracina) mi stessero rubando il tempo», allora ho acceso la radio. Che «con la radio si può scrivere, leggere o cucinare, non c'è da stare immobili lì a guardare, non si smette di pensare». Perché più che 5 Sindaci a confronto, Zappone, Cerilli, Mazzucco, Recchia e Nardi, avvicendatisi dal 9 maggio 1979 ad oggi, assenti i morti(Abbate) non per finta, ma per davvero, erano «quattro amici al bar (tiro fuori Nardi che è l'attuale Sindaco, quindi ancora il presente, non il passato che si fa futuro dopo 31 anni) che volevano cambiare il mondo, destinati a qualche cosa in più» di un porto che nessuno ha fatto, di una piscina rimasta un sogno, di una discoteca al posto del teatro, di una città senza spazi nemmeno per parcheggiare: «in tutta onestà» di una città ferma e immobile. E voi «a tirare fuori i vostri perché e a proporre i vostri però». Con una differenza scorre il tempo di una canzone e lui, Gino Paoli rimane al bar da solo a sentire 4 ragazzini che «han deciso di cambiare il mondo», mentre i nostri “4 amici al bar” stanno ancora a parlare «con tenacità di speranze e possibilità». « E va bene così,  senza parole». Quando però la musica non cambia, tanto di cappello a Vasco e gli altri, sarà «sì, stupendo», ma «mi viene il vomito». «É più forte di me, quando dico, penso che non è così il mondo che vorrei». E martedì sera si replica, non cambiare canale: sintonizzati su Terracina. Che si vota, prima o poi. Anche se è la musica ribelle " che ti dice di uscire, che ti urla di cambiare". Altrimenti di che ti lamenti, se voti sempre gli stessi. 

Ei fu l'11 dicembre 2010 quando andò in onda la prima puntata di 5 Sindaci for you, no per Terracina (in) Tv. Giusto il tempo di una boccata d'aria che era già ora della seconda puntata, sulla falsa riga della prima. "Parole, parole, parole, solo parole tra voi". Più che una “Musica ribelle”, questa è “una musica che gira intorno”. Così mi son detta, se la musica non cambia, cambio canale. E un fulmine sulla via di Damasco, nell'Etere delle Tele, mi ha colpito: st(f)regata. Tanto che non so più se era solo un sogno, o un incubo. Ma «va bene così, senza parole». Perché «o taci, o dici qualcosa meglio del silenzio». oStrega, parli proprio tu?!? Ma ti sei vista??? "Cameriere, na' tazzulella 'e cafè ... che mai niente ci fanno sapé": io non ci volevo venire qui.

                                                                                  .R 

 

venerdì 15 luglio 2011

A modo mio, un (e)lettore

Rita Alla


Chiudo gli occhi, e conto: "un, due, Ter, Stella!". Mi giro, nessuno. Inverto: "Ter, due, uno, Stella!". E niente trovo sul territorio. Batto territori inesplorati in cerca di qualcosa che non trovo: le parole. Solo racconti anonimi. Afasia, la malattia. Eppure dice il tg che le elezioni si avvicinano. E non una parola sul programma ho sentito, né una faccia nuova ho visto. A destra un "caos calmo"; al Centro, son Casini se si lasciano le porte aperte. Mentre a sinistra, non c'è trucco non c'è inganno: solo "la senile gioventù". Allora "respiro e scrivo", anche se "fumare e scrivere mi sembra strano" senza allegria. Così "ho già fatto la valigia, ma resto ad aspettare. E m'invento un gran finale": "Giorgio De Marchis Sindaco". Invece di aspettare che i vandali in casa tolgano le mani sulla città. 

 

Ei fu il 6 gennaio 2011 e quello che per i più era uno dei tanti “punti erre” sulla stato dell'arte di una politica senza prospettive, oltre che senza una direzione, nonostante mancasse veramente poco alle elezioni amministrative, era molto di più. Almeno per me. Era mettere nero su bianco, certificare, un'assenza. In un certo senso, chiudere un ciclo e aprirmi un altro, in qualche modo. Perché dal 29 dicembre 2010 “lavorare”, scrivere non era più lo stesso. Ma proprio per niente. E a far finta di nulla come se niente fosse successo, non ci stavo. Così l'ho scritto. Ma cosa? Semplicemente che Il Territorio non era più la stessa cosa senza Ter(la mia capa), prima di tutto; che fare la stessa pagina, mezza pagina, tutti i giorni per due mesi indipendentemente dalle notizie, potevano essere una o dieci, potevano aver sequestrato la Terracina Ambiente o inaugurato un Parco, non faceva differenza; che scrivere un pezzo da 2010 battute, l'apertura, e una breve da 670 a lato, stanca; che “lavorare” nonostante tutto, e non ritrovarsi nemmeno la pagina in stampa, on-line, il giorno dopo senza una motivazione per una, due, tre volte logora; che un giornale con una redazione fantasma non è un giornale, ma carta, solo carta. Anzi, una mail, mi correggo. Che era già da un pezzo che uscivamo solo on-line, e non sapete che fatica si fa a scrivere su un giornale che nessuno legge. Quindi “voi continuate pure a credervi assolti, siete lo stesso coinvolti”. Che “il viaggio non è - avrebbe detto Proust - vedere posti nuovi, ma avere occhi nuovi”. Ecco spiegato il gioco di parole celato, manco tanto, nel titolo: a modo mio, un (e)lettore. Che con la E diventava un elettore senza politica, quella con la P maiuscola e senza la E rimaneva il lettore di un giornale che di un giornale aveva solo il nome. 
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L'altra faccia

Ei fu che nonostante il buco, l'intervista doppia si fece leggere. O almeno qualcuno la notò. E invece di rimanere un unicum, si tirò dietro un altro faccia a faccia. Anzi l'altra faccia, che è la seconda ed ultima puntata delle interviste doppie, nonché impossibili. Preparata anche questa mesi prima della messa in pagina, cioè della pubblicazione avvenuta a tempo ormai scaduto il 24 febbraio 2011 quando già il Territorio navigava in cattive acque, ebbe la fortuna, nella sfortuna di arrivare solo a pochi intimi, “la mailing list” del Territorio, di uscire a colori. E anche questo era un segno, se del destino o dei tempi... lascio ai posteri l'ardua sentenza. Certo è che, se il primo faccia a faccia aveva fatto fatica a trovare spazio, due pagine sono tante da togliere ad un giornale nazionale, figurarsi ad un locale, l'altra faccia si trovò la strada spianata... da due, anzi tre "giovani, carini e di... belle speranze". I tempi lunghi dell'altra faccia, che troverete di seguito sono dovuti più alle fasi lunari che ogni tanto vivo che ad altro. A modo mio, anche io sono un (e)lettore. Ma questa è un'altra storia, un altro punto. 
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Vincenzo Recchia





Paolo Cerilli

Faccia a Faccia in b/n



Francesco Zicchieri
Alessandro Di Tommaso


Ei fu il 5 novembre quando, dopo tanto penare, (ri)uscì la mia prima intervista, doppia per di più. Nonché impossibile. Ero contenta? E che c'è da chiederlo, ci lavoravo dai primi di settembre. Di più di contenta, tanto da avere un sorriso stampato in faccia, difficile da nascondere. Ma “acqua in bocca”, doveva essere una sorpresa. Mai a pensare che al risveglio, il 6 novembre, fatta la rassegna stampa, l'intervista doppia e impossibile si sarebbe rivelata "un buco" nell'acqua, oltre che allo stomaco. Di portata milionaria. L'altra faccia, della politica non della medaglia. 

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Figli di un Dio minore

Rita Alla

Il giorno della prima
"Andate in pace, la messa è finita", conclude l'omelia il santo padre. "Ma Padre veramente noi vorremmo scegliere il candidato a Sindaco di Terracina", rispondono i fedeli accorsi in chiesa. "Su non scherziamo, senza un santo protettore che volete scegliere. Provare per credere. La benedizione se l'è aggiudicata padre Claudio da Latina che l'ha già data al Pd, ma tira aria di pentimento che pare l'estrema unzione. Il papa straniero, l'ha prenotato l'abate Claudio da Fondi. Non vi resta che l'arcangelo Michele da Formia, ma il ritorno del figliuol prodigo ha creato Casini. E ora andate, in pace". "Ma non vogliamo fare il coro", insistono. "Rassegnatevi, per i miracoli ci vogliono i santi in paradiso. A voi figli di un Dio minore, le briciole". Amen.
                                                                   
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Ei fu l'8 gennaio 2011 e già tutte le strade portavano a Roma per la scelta del candidato Sindaco. Se il treno carico di oro, incenso e mirra partiva da Latina o da Formia, poco importava. Purché non da Terracina. 

giovedì 14 luglio 2011

Ipse dixit, pixie e dixie



Terracina 2011, un pianto amaro.
Il nuovo Sindaco si presenta, che ne sarà di noi.
il punto erre
All'alba di un nuovo giorno. Quale destino ci aspetta? L'incubo peggiore, fatto mesi prima, è che a vincere non siano sempre gli stessi, ma gli altri: il nuovo che avanza, a sinistra. Con il bastone e la stampella. Alla tarda età, la politica. Le solite facce di sempre, come se fossero stati altrove fino ad ieri. Invece che in maggioranza prima, e all'opposizione poi. Perché dalla sinistra, la mia parte, che fin'ora ho votato scegliendo il meno peggio e turandomi il naso, e vorrei ancora votare, anche se fa di tutto e di più affinché io scelga di stare alla larga dalle urne, mi aspetto, anzi pretendo che mi dica non "qualcosa di sinistra", per carità lo so che è chiedere troppo; e non contro chi e cosa è, che lo so. Ma quale città vorrebbe. Se fatta di muri, case su case, o di spazi aperti. Di marciapiedi su cui sia possibile camminare, invece di piste ciclabili che non ti portano da nessuna parte se non in Ospedale. Una città dove sia possibile, e non impossibile, non solo ascoltare un pò di musica, ma anche solo comprare un cd di musica, leggere un libro e vedere uno spettacolo teatrale, non il teatrino della politica. E vorrei trovare un "Giorgio De Marchis"(e "Giorgio De Marchis candidato a Sindaco") a Terracina, quando entrerà in vigore la Tia, non il deserto e il silenzio intorno a me quando c'era la Tarsu. Oggi, la vorrei una sinistra diversa. Non domani. Che tenesse il tempo, nè in ritardo, nè in anticipo. Che stesse "sulla notizia", sul territorio, tra la gente. Per non tornare a dire: "io non ci volevo venire qui". Divisa tra andare e restare, "per manifesta incapacità", preferisco leggere "per legittima difesa". Che anche gli incubi peggiori passano. Tic, tac, tic, tac... drin!!!: suona la sveglia, tempo scaduto. Oggi il nuovo Sindaco s'insedierà. E " io qualche cosa farò, sì qualche cosa farò, qualche cosa di sicuro farò: piangerò, sì io piangerò".
Terracina, via mail di Redazione, 23 dicembre 2010
Aprilia 2009, lacrime di gioia
Il Sindaco socialista di Aprilia si presenta: Avanti sempre.
tieffe
è come il primo giorno di scuola. Un’emozione che blocca la voce e il vestito buono per fare bella figura. Il consiglio di insediamento della nuova era di Aprilia è cominciato con un applauso che sembrava non finire mai. Al primo piano del palazzo comunale ci saranno 300 persone accalcate con un caldo africano che mette paura. In piazza hanno installato un maxi schermo e tantissime sedie e altrettanti cittadini sono arrivati a salutare Domenico D’Alessio sindaco. Lui entra con quel sorriso buono che conoscono tutti. Saluta, sorride, abbraccia stringe centinaia di mani. Qualcuno accenna un coro da stadio, altri gli gridano «Vai Domenico». Lo vedi dalla faccia della gente che questa città stava davvero aspettando un cambiamento. Lo vedi dall’entusiasmo dei giovanissimi consiglieri che hanno messo anche la cravatta per l’occasione e sono un po’ impacciati. A prendere le redini (in maniera un po’ incerta, ma la prima volta si perdona tutto) della presidenza del consiglio è il consigliere Roberto Boi. Il sindaco giura. Una voce impostatissima e di un tono troppo alta per soffocare l’emozione: «Giuro di essere fedele alla Costituzione italiana». E già l’ennesimo interminabile applauso. Una signora si asciuga le lacrime. Sono tutti in piedi adesso, anche quelli dell’opposizione. Negli occhi buoni di questo abruzzese coriaceo c’è tutta la fatica della gente d’Abruzzo, ma anche la vita tosta e determinata che ha portato il socialista Domenico D’Alessio a diventare sindaco della sua Aprilia. Dopo anni di lotte, di resistenza alle facili sirene di una poltroncina per qualche mese, di scelte di stare sempre dalla parte dei cittadini con le lotte sui temi caldi (acqua, turbogas, legalità su tutte) la gente ha gridato nelle urne la voglia di cambiare. E sono in tanti oggi che gridano davvero «Ce l’abbiamo fatta». Bruno Di Marcantonio (votatissimo nella lista Aprilia domani) viene eletto alla prima tornata con 24 voti favorevoli presidente del consiglio e quando Boi gli lascia il posto c’è una di quelle strette di mano da avversari non nemici. E anche qui si scatenano i battimani. La giunta molto rosa è compatta e vicina al sindaco, vero protagonista della svolta apriliana. Della rinascita di una città che ha saputo tirar fuori la testa dal fango. Ora si apre la stagione delle decisioni. Quando andiamo via salutiamo il sindaco socialista di Aprilia e lui ci risponde: «Sempre avanti».
Il Territorio 20 luglio 2009

Altro che lacrime di gioia, un pianto amaro. E pure in anticipo.
Ei fu il 15 dicembre 2010 quando una notte mi svegliai piangendo: avevo sognato il giorno dopo le elezioni a Terracina. Era un incubo. Che ce ne vuole... anche solo pensare di poter raschiare il fondo di più di “dopo di me, il nulla”. E invece, no.
Allora complice una tieffe scritta un anno prima, nel giorno dell'insediamento della giunta D'Alessio ad Aprilia, provai a scacciare via “i mostri da sotto il letto” buttando giù due righe, private, tra Streghe... o almeno così pensavo. Tanto che mi decisi: sì, cambieremo tutto . Il segretario di sicuro se non città, o almeno non subito. Da gennaio, intorno alla metà più uno(come al 51% che ti fa vincere)... della serie “anno nuovo, vita nuova”. Avevo già fatto la valigia, trovato ospitalità quando, sul treno per una nuova vita non c'è posto: figli di un Dio minore. “I biglietti – mi dice il facente funzione del capostazione a Terracina, mentre il treno per Latina riparte - sono andati a ruba da un pezzo: c'è il ritiro pre-campionato dell'A.C., non lo sai?” Mi siedo e aspetto il prossimo, di treno, mi porto avanti: “tanto qualcosa io farò, sì qualcosa io farò... piangerò” ancor prima della fine, del pezzo. Che questi erano solo i preliminari di un campionato che finirà il 15-16 maggio. Come è andata a finire? Per il Terracina è finita 20 a 4, pari pari il 2001, ma ci sono voluti due turni e un derby interno; mentre a il Latina è andata meglio, sconfitta al primo turno. E nonostante l'exploit dell'allenatore giocatore, recordman di pre(fere)senze. Ma non è andata male, anzi: potevamo vincerlo il campionato. E qualcuno pensa anche di averlo vinto. Che l'alternativa non c'era... o forse sì? Io avrei scommesso su GDM, meglio un giovane* democratico che mai. 
* Si è giovani fino a quando lo decidono loro, i grandi, che puoi diventare grande. Ci vuole calma e sangue freddo: "tempo al tempo..." - ti ripetono. Solo che passa il tempo, e per passa(il)tempo vai dietro al Forte di turno.

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