venerdì 15 luglio 2011

A modo mio, un (e)lettore

Rita Alla


Chiudo gli occhi, e conto: "un, due, Ter, Stella!". Mi giro, nessuno. Inverto: "Ter, due, uno, Stella!". E niente trovo sul territorio. Batto territori inesplorati in cerca di qualcosa che non trovo: le parole. Solo racconti anonimi. Afasia, la malattia. Eppure dice il tg che le elezioni si avvicinano. E non una parola sul programma ho sentito, né una faccia nuova ho visto. A destra un "caos calmo"; al Centro, son Casini se si lasciano le porte aperte. Mentre a sinistra, non c'è trucco non c'è inganno: solo "la senile gioventù". Allora "respiro e scrivo", anche se "fumare e scrivere mi sembra strano" senza allegria. Così "ho già fatto la valigia, ma resto ad aspettare. E m'invento un gran finale": "Giorgio De Marchis Sindaco". Invece di aspettare che i vandali in casa tolgano le mani sulla città. 

 

Ei fu il 6 gennaio 2011 e quello che per i più era uno dei tanti “punti erre” sulla stato dell'arte di una politica senza prospettive, oltre che senza una direzione, nonostante mancasse veramente poco alle elezioni amministrative, era molto di più. Almeno per me. Era mettere nero su bianco, certificare, un'assenza. In un certo senso, chiudere un ciclo e aprirmi un altro, in qualche modo. Perché dal 29 dicembre 2010 “lavorare”, scrivere non era più lo stesso. Ma proprio per niente. E a far finta di nulla come se niente fosse successo, non ci stavo. Così l'ho scritto. Ma cosa? Semplicemente che Il Territorio non era più la stessa cosa senza Ter(la mia capa), prima di tutto; che fare la stessa pagina, mezza pagina, tutti i giorni per due mesi indipendentemente dalle notizie, potevano essere una o dieci, potevano aver sequestrato la Terracina Ambiente o inaugurato un Parco, non faceva differenza; che scrivere un pezzo da 2010 battute, l'apertura, e una breve da 670 a lato, stanca; che “lavorare” nonostante tutto, e non ritrovarsi nemmeno la pagina in stampa, on-line, il giorno dopo senza una motivazione per una, due, tre volte logora; che un giornale con una redazione fantasma non è un giornale, ma carta, solo carta. Anzi, una mail, mi correggo. Che era già da un pezzo che uscivamo solo on-line, e non sapete che fatica si fa a scrivere su un giornale che nessuno legge. Quindi “voi continuate pure a credervi assolti, siete lo stesso coinvolti”. Che “il viaggio non è - avrebbe detto Proust - vedere posti nuovi, ma avere occhi nuovi”. Ecco spiegato il gioco di parole celato, manco tanto, nel titolo: a modo mio, un (e)lettore. Che con la E diventava un elettore senza politica, quella con la P maiuscola e senza la E rimaneva il lettore di un giornale che di un giornale aveva solo il nome. 
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L'altra faccia

Ei fu che nonostante il buco, l'intervista doppia si fece leggere. O almeno qualcuno la notò. E invece di rimanere un unicum, si tirò dietro un altro faccia a faccia. Anzi l'altra faccia, che è la seconda ed ultima puntata delle interviste doppie, nonché impossibili. Preparata anche questa mesi prima della messa in pagina, cioè della pubblicazione avvenuta a tempo ormai scaduto il 24 febbraio 2011 quando già il Territorio navigava in cattive acque, ebbe la fortuna, nella sfortuna di arrivare solo a pochi intimi, “la mailing list” del Territorio, di uscire a colori. E anche questo era un segno, se del destino o dei tempi... lascio ai posteri l'ardua sentenza. Certo è che, se il primo faccia a faccia aveva fatto fatica a trovare spazio, due pagine sono tante da togliere ad un giornale nazionale, figurarsi ad un locale, l'altra faccia si trovò la strada spianata... da due, anzi tre "giovani, carini e di... belle speranze". I tempi lunghi dell'altra faccia, che troverete di seguito sono dovuti più alle fasi lunari che ogni tanto vivo che ad altro. A modo mio, anche io sono un (e)lettore. Ma questa è un'altra storia, un altro punto. 
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Vincenzo Recchia





Paolo Cerilli

Faccia a Faccia in b/n



Francesco Zicchieri
Alessandro Di Tommaso


Ei fu il 5 novembre quando, dopo tanto penare, (ri)uscì la mia prima intervista, doppia per di più. Nonché impossibile. Ero contenta? E che c'è da chiederlo, ci lavoravo dai primi di settembre. Di più di contenta, tanto da avere un sorriso stampato in faccia, difficile da nascondere. Ma “acqua in bocca”, doveva essere una sorpresa. Mai a pensare che al risveglio, il 6 novembre, fatta la rassegna stampa, l'intervista doppia e impossibile si sarebbe rivelata "un buco" nell'acqua, oltre che allo stomaco. Di portata milionaria. L'altra faccia, della politica non della medaglia. 

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Figli di un Dio minore

Rita Alla

Il giorno della prima
"Andate in pace, la messa è finita", conclude l'omelia il santo padre. "Ma Padre veramente noi vorremmo scegliere il candidato a Sindaco di Terracina", rispondono i fedeli accorsi in chiesa. "Su non scherziamo, senza un santo protettore che volete scegliere. Provare per credere. La benedizione se l'è aggiudicata padre Claudio da Latina che l'ha già data al Pd, ma tira aria di pentimento che pare l'estrema unzione. Il papa straniero, l'ha prenotato l'abate Claudio da Fondi. Non vi resta che l'arcangelo Michele da Formia, ma il ritorno del figliuol prodigo ha creato Casini. E ora andate, in pace". "Ma non vogliamo fare il coro", insistono. "Rassegnatevi, per i miracoli ci vogliono i santi in paradiso. A voi figli di un Dio minore, le briciole". Amen.
                                                                   
                                                                        .R
 
                                                            
Ei fu l'8 gennaio 2011 e già tutte le strade portavano a Roma per la scelta del candidato Sindaco. Se il treno carico di oro, incenso e mirra partiva da Latina o da Formia, poco importava. Purché non da Terracina.