lunedì 11 luglio 2011

Il Fattore D: un docu-film per pochi eletti

Rita Alla



Il punto G non esiste”: una ricerca sfata il mito e getta nel panico migliaia di uomini. In compenso “l'altra metà del cielo” tira un sospiro di sollievo: non se ne poteva più di speleologi in missione speciale tra le lenzuola. E di facce a punto di domanda: come lo trovo? e come lo stimolo? Per saperne di più mi documento in giro. Che cerco stimoli per il mio di “punto”. Scava, scava qualcosa trovo. Ma non uno (s)punto a mio favore. Solo un fattore, D per la precisione. Incuriosita mi lascio sedurre da “il fattore D”. Che promette di “riservare (avete letto bene dice proprio riservare) uno spazio non marginale (grazie tante) alle donne che da sempre rappresentano un elemento (un dubbio mi assale... ) qualificante (...che diventa certezza: parlano di un accessorio, quel tocco in più che rende un semplice tubino un vestito da favola)…”. La ricetta del documento: “fare largo alle donne”. Che “puntare oggi sulle donne è la scommessa più conveniente”.E lungo la schiena un brivido: Rrrrrrr!!!. Ma non è il punto G, solo “il fattore D”: “pazza idea di …” trovare lo stimolo in quel documento. Attente dunque, dal mitico punto G al fattore “D”: un altro falso mito. Che a tutti gli effetti “il fattore D” diventerà la più abile e amabile delle moderne fregature. E indovinate un po' chi saranno le fregate? Le donne, chi se no. “Quote rosa” a parte, “siamo donne, oltre le gambe c'è di più”: né madonne, né puttane, solo donne. Non una specie protetta, né un oggetto da maneggiare con cura o da esibire. E di punti, di stimoli, ne troviamo quanti ne vogliamo. Da sole. Non per grazia ricevuta. Solo un “pensiero stupendo” che “nasce un poco strisciando” volere un mondo all’altezza dei sogni che ho, pensato da noi, non per noi. “Aria, ti respiro ancora sai. Nell’aria ti scaccio ma ci sei” che “noi siamo un’altra storia in Comune”.


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Ei fu il 4 febbraio 2011 e la campagna elettorale per le elezioni amministrative era alle porte. E tutti puntavano sulle donne. Il risultato? Un consiglio comunale dipinto di blu, delle donne non c'è traccia. Che ne è del documento? Giace nei cassetti di un partito...

Il primo amore non si scorda mai

Rita Alla

Il foglio bianco, uno schermo bianco: la mia paura, il mio fantasma, da quando scrivo. Inizialmente, la paura di non riuscire a mettere nero su bianco “storie, cose e persone” incontrate per caso o per lavoro, ti blocca: stai lì, e aspetti che l'idea giusta arrivi. Ma l'attacco del “pezzo” non viene. Passa il tempo e si fanno un quarto alle 18: l'ora di inviare, ma hai scritto sì e no due righe, buttato giù qualche frase. Inganni il tempo, in qualche modo. Poi a tempo scaduto, quando non hai altra scelta, ti siedi e scrivere ti viene facile, del “foglio bianco” non rimane traccia: invii con qualche minuto di ritardo, connessione o server di posta permettendo. Che è proprio quando hai i minuti contati che ti capita di tutto, anche che per la fretta invii senza allegati o un allegato per un altro, non bastassero i refusi di stampa immancabili nei giorni “di calma apparente” figurarsi nei giorni di “fulmini e saette”. Con il passare del tempo ci fai il callo, ai refusi, anche se quando li vedi nero su bianco, ad averci la fortuna di un “pezzo” su carta, non solo in pdf, ti prenderesti a schiaffi: tu e “il copia/incolla” rimarrete due perfetti estranei. Per uno strano scherzo del destino, proprio quando hai preso il ritmo, e il foglio bianco è solo un lontano ricordo, finisce che il “pezzo” di carta è da buttare, nel cestino della carta così si ricicla se qualcuno una volta alla settimana passa e se lo porta (a) porta a casa. Stringi i denti, trattieni a stento le lacrime, fai le stesse cose che facevi prima, ma non è la stessa cosa: qualcosa ti manca. Passano i giorni, le settimane e ti butti corpo e anima in qualche altra cosa, per non pensare. Anche quando torni a scrivere, qualcosa continua a mancarti: i miei “pezzi”, di carta. Finché non succede qualcosa di inaspettato: torno a piedi da me. Dal “pezzo”, dall'inizio, dal via: passaparola, è tempo di (e)leggere quello che oggi sarebbe un punto Erre, allora era un gioco, solo un gioco. 
p.s. È proprio vero, il primo amore non si scorda mai.

                                                                             .R
PASSAPAROLA CON FNAC: scrivere un consiglio di lettura.
Consigliare un libro ad una persona che conosco è difficile, figurarsi consigliare tutti e nessuno. Provo lo stesso imbarazzo di quando mi chiedono: “Che cosa ti piace leggere?”.
Vorrei rispondere semplicemente: “Io leggo”. E allora perché scrivo? Per vincere.
IL RESTO VALE ZERO. IL RESTO NON ESISTE”
(Gomorra, R.Saviano)
1 leggere per provare a sopravvivere, per non abituarsi ad abbassare lo sguardo.
2 leggere per il piacere di leggere, perché leggere è sempre meglio che non leggere.
3 leggere perché “anche se voi vi credete assolti siete lo stesso coinvolti...” (F. De André)
4 leggere perché “chi si adatta alle circostanze, le crea”. ( V. Havel)
5 leggere perché “ANCHE AL SUD, C’È IL NORD”.
6 leggere perché è un libro intenso, che non si mette giù perché ti avvolge dentro di sé.
7 leggere per il piacere della scoperta, casuale, improvvisa, inattesa.
8 leggere per imparare ad usare il telecomando, in particolare il tasto di accensione/spegnimento.
9 leggere per essere civis nobilis invece che civis marginalis, un cittadino che poco sa e meno vuole sapere oltre al suo immediato tornaconto.
10 leggere perché prima che LA COSA ROSSA, LA SINISTRA L’ARCOBALENO e/o il Pd vincano le elezioni ne passerà di tempo e nell’attesa... IO LEGGO.

p.s.: E se lo hai già letto, puoi sempre regalarlo.
 
un e-elettore

Ei fu il 18 maggio 2008 quando sommersa dai rifiuti, invece di  buttarla, l'immondizia, nei cassonnetti senza nemmeno scendere di casa che la montagna arrivava al secondo piano,  di getto ho buttato giù due righe. E con il premio è arrivato anche  lo Zingarelli 2009.